Evento della sezione Prosa
presenta
di Valentina Diana
da Carlo Goldoni
regia e interpretazione INVISIBILE KOLLETTIVO:
Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman
luci Cesare Agoni – collaborazione alla scena Michele Sabattoli – collaborazione ai costumi Bruna Calvaresi
produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro dell’Elfo in collaborazione con Invisibile Collettivo e con il contributo di NEXT Laboratorio delle idee per la Produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo
Dopo il successo di Come tu mi vuoi di Pirandello, Invisibile Kollettivo torna a collaborare con il Centro Teatrale Bresciano con un inedito lavoro su Goldoni, affidandosi alla riscrittura ironica e poetica di Valentina Diana, autrice edita da Einaudi e recentemente ospite al Royal Court Theatre di Londra all’interno del progetto Fabulamundi Playwriting Europe. “Nel Teatro comico – scrive Valentina Diana – Goldoni ci fornisce le ‘linee guida’ per scrivere una buona commedia ma, insieme, ci mostra il dubbio, il baratro dell’arte, il bilico tra la necessità dell’artista di esercitare la propria arte e la sua necessità di mangiare. Il teatro comico è una commedia e, insieme, un saggio sulla comicità che anticipa un’idea di comico molto più moderna, dove il comico è un velo attraverso il quale si intravede ciò che dietro il comico si cela: il tragico. E il dramma sotteso è un ribollire di ambivalenza verso il mestiere d’artista: chi è l’artista senza l’arte? E cosa rimane di lui se deve rinunciarvi? Nel testo di Goldoni l’altezza dalla quale i personaggi osservano se stessi sul limite dell’abisso si fa commedia. Questo è il nucleo atomico, ancora attivo, ancora incandescente, dell’opera – mi sono detta. E intorno a questo nucleo ho lavorato”.
In un solo anno, tra il 1750 e il 1751, Carlo Goldoni scrive sedici nuove commedie. La prima è Il teatro comico, vero e proprio manifesto poetico, in cui l’autore “mette in commedia” la sua idea di riforma teatrale e ci proietta nel “dietro le quinte” di una compagnia teatrale impegnata a provare una vecchia farsa, svelandoci i meccanismi della costruzione di uno spettacolo insieme alle difficoltà che, da sempre, gli artisti devono affrontare. Grazie alla riscrittura di Valentina Diana quello che oggi viene presentato è un testo del tutto inedito dove, nel rispetto dell’originale goldoniano, le riflessioni artistiche e l’incedere della narrazione deve fare i conti con le ben più prosaiche questioni del vivere. In una divertente girandola di entusiasmi, paure, lotte, ripicche, imprevisti slanci di solidarietà, ci troviamo così a sbirciare le sorti di questo gruppo di teatranti che riflette le storture e i paradossi di un’intera società e, allo stesso tempo, esprime la passione e l’orgoglio per il proprio mestiere. Così, mentre li vediamo lottare per le loro concrete e umanissime esigenze – la necessità di guadagnare, la fame, il desiderio di successo –, scopriamo la loro vera vocazione e la fortissima volontà di non disperdere il senso poetico del loro mestiere.
A partire dalle questioni ancora attualissime poste da Goldoni quasi trecento anni fa, questa inedita versione del testo offre uno sguardo sul nostro tempo e su come raccontarlo, mantenendo intatta e forte, come lo stesso Goldoni ci insegna, la capacità di ridere.
Su Il teatro comico di Carlo Goldoni di Valentina Diana
Spericolato reality ante litteram, Il teatro comico scritto da Carlo Goldoni nel 1750 è un vero e proprio manifesto poetico in cui l’autore “mette in commedia” la sua idea di riforma teatrale, proiettandoci nel “dietro le quinte” di una compagnia teatrale impegnata a provare una vecchia farsa e svelando i meccanismi della costruzione di uno spettacolo insieme alle difficoltà che, da sempre, gli artisti devono affrontare. Ma Il teatro comico di Carlo Goldoni che oggi portiamo in scena non è quello di Carlo Goldoni, l’ha riscritto Valentina Diana apposta per noi nel 2024, e grazie alla sua penna ironica e poetica ne è venuto fuori un testo del tutto originale dove, nel rispetto dei personaggi e delle situazioni descritte da Goldoni, le riflessioni artistiche devono fare i conti con le possibilità economiche e gli obblighi narrativi sono dettati dai bandi di finanziamento, tra sussulti amorosi, piccioni, drammi di personaggi che appartengono a un vecchio mondo e spese al discount. Come in quello goldoniano nel nostro Teatro comico si ride tanto. Che meraviglia la risata, che balsamo, che antidoto formidabile alla disperazione! Ridere insieme ci ricorda che stupendo luogo di incontro e di scambio sia il Teatro, proprio in un momento in cui tendiamo un po’ tutti a un individualismo selvaggio. Ecco, la compagnia che raccontiamo noi è sì una compagnia teatrale ma anche la metafora della possibilità che tutti noi abbiamo di trovarci insieme in un posto dove poter amare, odiare, litigare, e intanto provare a prenderci cura di qualcosa. Una cosa piccola con un grande potenziale. Uno spettacolo anacronistico e avveniristico insieme, guardando a una pratica antica che forse è anche una possibile strada per il futuro. Una buona pratica.
Invisibile Kollettivo
Sulla riscrittura de Il teatro comico di Carlo Goldoni
Il teatro comico scritto da Carlo Goldoni nel 1750 è un testo poco rappresentato perché, di fatto, è un testo senza baldanza, poco comico, un po’ goffo nell’incedere e (Goldoni mi fulmini!) dalla trama claudicante. In effetti si tratta più di un saggio, di un manifesto programmatico e di una riflessione, di fatto, sul comico, che di una vera commedia. Un saggio sulla comicità. È un lavoro che anticipa e apre le porte a un’idea di comico molto più moderna, che esce dal vaudeville e dai lazzi boccacceschi ed entra a pieno titolo in uno spazio tridimensionale dove la risata vibra più profonda, più amara. Quello che mi è sembrato interessante nel mio lavoro di trasposizione, di “traduzione” (che è sempre, e sempre dev’essere, un tradimento) è stato indagare l’essenza, il cuore dell’ opera – scrivere è sempre un viaggio, un’indagine su qualcosa che non ci è ancora del tutto chiaro, e che lo sarà solo attraverso l’opera stessa. E quello che ne è emerso è stato, per me, il punctum, non tanto il comico ma piuttosto cosa il comico ci stava nascondendo (e rivelando): il tragico. Mi sembra che in questo testo il comico sia un velo, una quarta parete traslucida attraverso la quale si intravede appunto il tragico che dietro di esso si nasconde (nascosto ma solo parzialmente e dunque forse, come le avanguardie dell’arte ci hanno insegnato: sbarrando le parole si accentra l’attenzione, si focalizza lo sguardo), e che Goldoni, dunque, apra qui a una terza dimensione, ad una visione del comico che fino a quel momento si era spesso limitata al buffo. Mentre intende fornirci le ” linee guida” per scrivere una buona commedia, e ce lo spiega entrando a gamba tesa, non risparmiandoci digressioni teoriche ed elenchi di cose da fare e da non fare, nel suo Teatro comico Goldoni ci mostra un’altra cosa, più densa, più incerta, più buia e indefinita. Ci mostra il dubbio, il baratro dell’arte, il bilico tra la necessità dell’artista di esercitare la propria arte (con ogni evidenza nell’opera ci viene detto che un artista può convertirsi solo e sempre in un artista: un poeta in attore, una cantante in attrice) e la necessità di sopravvivere, campare, nella fattispecie: mangiare. Il dramma sotteso è un conflitto continuo, un ribollire di ambivalenza nei confronti del proprio mestiere (che in quanto mestiere deve dare da vivere) e la propria vocazione e la propria identità. Chi è l’artista senza l’arte? Cosa rimane di lui se, per cause di forza maggiore, deve rinunciarvi? Il baratro, l’altezza dalla quale i personaggi osservano se stessi sul limite dell’abisso (in questo caso rappresentato dal fallimento artistico, ma anche economico: la bancarotta) si fa commedia. Questo è il nucleoatomico, ancora attivo, ancora incandescente, dell’opera – mi sono detta. E intorno a questo nucleo ho lavorato.
Valentina Diana
Invisibile Kollettivo nasce nel 2017 dal ‘reincontro’ tra Elena Russo Arman, Franca Penone, Alessandro Mor, Lorenzo Fontana e Nicola Bortolotti. Formatisi tra il 1991 e il 1995 alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e a quella del Piccolo Teatro di Milano, individualmente e come attori hanno lavorato con maestri indiscussi delle scene (Ronconi, Strehler, Stein, Cobelli, De Capitani, Bruni, Lavia, Mauri, Martone, per citarne alcuni), oltre ad aver avuto esperienze anche nell’ambito della regia e della scrittura per la scena. Insieme hanno realizzato L’Avversario di Emmanuel Carrère, Open di Andre Agassi (entrambi prodotti dal Teatro dell’Elfo), HeLa ovvero L’immortalità di Henrietta Lacks e Comparse di Valentina Diana. Per il Centro Teatrale Bresciano (in coproduzione con Teatro dell’Elfo) Come tu mi vuoi di Luigi Pirandello (2022).
Valentina Diana, classe 1968, è poetessa e autrice di narrativa e teatro. Per Einaudi ha pubblicato i romanzi Smamma e Mariti o le imperfezioni di Gi, e, per la Collezione di Teatro, Tre monologhi (andati in scena con Marco Vergani e la regia di Vinicio Marchioni). Ha pubblicato, inoltre, la raccolta di prose poetiche Uno e i testi teatrali La palestra della felicità (messo in scena da Elena Russo Arman per il Teatro dell’Elfo) e Fratelli (messo in scena da Lorenzo Fontana). Tra i suoi testi teatrali per l’infanzia La bicicletta rossa ha vinto il Premio Eolo per la drammaturgia 2012. Il grande Spavento è stato presentato all’interno del cantiere di collaudo della drammaturgia contemporanea Playground di Fabulamundi presso il Royal Court Theatre di Londra (regia di Atri Banerje, 2022).
durata dello spettacolo: 1 ora e 20 minuti senza intervallo
BIGLIETTI (comprensivi del diritto di prevendita):
Posto Unico Intero €. 32.00
Posto Unico Ridotto €. 30.00
Loggione €. 12.00
ACQUISTA da domenica 26 ottobre 2025