Il video restituisce una visione unitaria del Ticino attraverso una disanima dei suoi luoghi principali: il territorio prealpino dal lago Maggiore, il paesaggio delle prese dei canali, il paesaggio delle grandi infrastrutturazioni tecniche, il corso del naviglio Grande, il territorio irriguo della pianura con i suoi principali e antichi insediamenti, concorrono a disegnare i tratti più generali e la realtà complessa del territorio interessato dalla presenza del fiume.
I compiti di salvaguardia di questo paesaggio si misurano con la straordinaria lezione che è propria, sul piano dell’architettura e della costruzione, delle esperienze che vi sono presenti.
La Cascina Boscaiola si trova oggi in un quartiere molto popoloso di Milano, ma nel XV secolo era una località suburbana boscosa come residenza nobiliare di campagna. Fu sottoposta ad un radicale recupero a partire dagli anni ‘60 del ‘900. La decorazione rivela esternamente motivi illusionistici e simbolici, presenti in complessi milanesi e lombardi quattrocenteschi. Con lo studio degli affreschi si è giunti a identificare lo stemma della famiglia Aicardi originaria della Lomellina, strettamente legata ai Visconti, ma favorita in seguito anche dagli Sforza. Infine viene analizzata la rarissima iconografia dell’impresa dell’alveare, ampiamente riprodotta sulla facciata principale, visibile tra i decori della Piazza Ducale di Vigevano.
l castello visconteo-sforzesco di Novara, rinato a nuova vita con gli interventi di recupero e restauro dei primi anni Duemila, è il risultato di una stratificazione complessa di interventi edilizi che occupano quasi due millenni, a partire dalle fortificazioni di età imperiale romana fino alle pesanti ristrutturazioni operate in età moderna e contemporanea. La conferenza ripercorre questa vicenda architettonica evidenziandone gli stretti legami con le vicende storiche della città e delle più ampie compagini politiche e statuali nelle quali esse si sono inserite, con particolare attenzione alle vicende connesse con la fase sforzesca del dominio sul ducato milanese.
Il discorso riguarda una certa idea di paesaggio padano (che si può definire “metafisico”) che nasce dal radicamento delle opere di architettura in lavori legati alla sistemazione del suolo legato all’acqua, dai ponti coperti, di Mantova e Pavia alle Strade Coperte o alle Gallerie rinascimentali di Vigevano e Sabbioneta fino alle Idrovore delle Bonifiche moderne. Opere che si affermano attraverso geometrie insediative non rigide, pronte a colloquiare con la natura, in una visione razionalista antidogmatica ed empirica del progettare che riferisce di un Rinascimento “altro” nelle sedi padane minori.
Una serata tutta dedicata a filmati e immagini che ci presentano il castello di Vigevano in modo originale e inedito. Nella prima parte sarà proiettato un video che presenta quegli spazi del castello oggi non accessibili: il primo e il secondo piano, il piano-2, la torretta, la cima della Torre Civica; è l’occasione per vedere quelle parti non ristrutturate e quindi chiuse al pubblico.
Nella seconda parte della serata invece saranno presentati i risultati delle recenti indagini realizzate all’interno del cortile del castello col sistema geo-scanner, che permette di vedere e ricostruire strutture e manufatti sotto il livello del terreno. Si tratta di ricerche preliminari che però hanno già dato informazioni e spunti interessanti per ulteriori indagini.
I rilievi ricostruttivi che vengono esposti nella mostra “Vigevano 1494. Ludovico il Moro e la città che sale” e il modello ligneo si basano sulla conoscenza dei luoghi rinnovata alla luce di ritrovamenti effettuati nel corso di recenti interventi di conservazione e su rilievi storici da tempo noti o recentemente riscoperti, come nel caso del rilievo settecentesco del castello. Si rivelano aspetti inediti della città e dei suoi monumenti e al loro senso complessivo.
Durante le ricerche d’archivio svolte in occasione della mostra “Vigevano 1494. Ludovico il Moro e la città che sale” è stato trovato un documento inedito, databile alla seconda metà dell’800. Si tratta di un rilievo del castello di Vigevano realizzato dal Genio Militare quando era utilizzato come caserma dell’esercito italiano. Molto interessanti sono le annotazioni che spiegano l’utilizzo delle diverse porzioni dell’edificio; la presentazione del documento sarà accompagnata da fotografie dello stato attuale delle parti descritte nel documento per permettere un confronto tra passato e presente.
San Pietro Martire e l’attiguo convento furono la sede dell’Ordine Domenicano a Vigevano. È dedicata a Pietro da Verona, predicatore e inquisitore a Milano, che, dopo che fu assassinato dai Catari nel 1252, fu dichiarato santo e divenne un simbolo dell’Ordine e della sua lotta contro l’eresia. Nel XV secolo, nel convento soggiornò frate Matteo Carreri che, riconosciuto beato, divenne il patrono di Vigevano. Anche Michele Ghislieri, divenuto papa nel 1566 con il nome di Pio V, fu per diversio anni nel convento vigevanese.
Nel corso dei secoli, chiesa e convento furono oggetto di interventi che li resero depositari di arte e di cultura: tra questi i mobili della sacrestia, risalenti 1490, gli affreschi della stessa sacrestia e le opere di statuaria, come il Crocefisso ligneo e la settecentesca Madonna del Rosario di Giuseppe Antignati.