Il primo nucleo abitato della futura città di Vigevano sorge in un luogo la cui naturale posizione difensiva ne avrebbe segnato il destino per sempre: da borgo fortificato in età comunale, Vigevano diviene infatti la sede di uno dei più significativi e importanti complessi fortificati italiani.
In epoca longobarda il borgo fortificato di Vigevano, menzionato col nome di “Vicogeboin”, occupa il sedime dell’attuale cortile del Castello. Alcuni storici sostengono che Teodorico costruì un gran ponte sul Ticino presso Vigevano, e che la regina Teodolinda, passando dalla Lomellina per recarsi a Monza, vi si fermasse spesso, facendo dono alla chiesa di preziosi vasi sacri.
Nel corso del XII secolo conquista ampie autonomie amministrative, tuttavia, per oltre 150 anni, subisce guerre e assedi da parte di Milano e Pavia, che dal castello vigevanese potevano dominare i guadi del Ticino e buona parte della Lomellina.
Nel XIII secolo la storia di Vigevano si lega a quella delle potenti famiglie milanesi dei Visconti e degli Sforza. Sotto il ducato di Luchino Visconti prende avvio la trasformazione del borgo in struttura fortificata, e viene costruita la possente “Strada Coperta” che collega il Castello alla Rocca, scavalcando le case del borgo.
In seguito all’estinzione della casa Visconti, Vigevano proclama la repubblica, alleandosi con l’Aurea Repubblica Ambrosiana di Milano.
La successiva dominazione degli Sforza introduce sostanziali abbellimenti al borgo di Vigevano: nel 1486 Ludovico Maria detto il Moro avvia la bonifica del territorio vigevanese con la costruzione della fattoria modello “Sforzesca”, così chiamata in suo onore, e con l’edificazione di altre cascine come la Pecorara e la Camina.
Vengono inoltre ampliati e prolungati canali e rogge, tra i quali il Naviglio Sforzesco e la Roggia Mora, con grande beneficio dell’agricoltura. Successivamente Ludovico il Moro intraprende un ambizioso progetto di lavori al borgo: dal 1490 prendono avvio la costruzione di nuove scuderie e nuovi edifici nel Castello. Contemporaneamente venivano avviati i lavori per l’apertura della nuova Piazza Maggiore, ora Ducale, che viene terminata nel 1494 in concomitanza con la nomina del Moro a Duca. In quegli anni operano a Vigevano artisti come Donato Bramante e Leonardo da Vinci: al primo vengono attribuiti la “Loggia delle Dame” residenza di Beatrice, la “Falconiera” e la Torre. La presenza di Leonardo a Vigevano è attestata nei suoi appunti il giorno 2 febbraio 1494, dove lascia molte indicazioni che fanno riferimento a Vigevano ed alla Sforzesca. Dopo la sconfitta del Moro, nel 1500, nonostante il rapido avvicendarsi di dominazioni francesi, svizzere e spagnole, l’abitato si espande e si arricchisce ulteriormente, grazie anche ad un successivo ritorno da parte degli Sforza.
Per merito di Francesco II, secondogenito del Moro, Vigevano ottiene il rango di città e sede di Diocesi nel 1530. Con la prematura morte nel 1535 di Francesco II si conclude anche quest’ultimo capitolo di sviluppo della neoeletta città. Con il trattato di Utrech del 1713 la città fu assegnata all’Austria per pervenire, nel 1743 con il trattato di Worms e nel 1748 con quello di Aquisgrana, ai Savoia. Dopo la breve parentesi di dominio francese in epoca napoleonica, i Savoia se ne impadroniscono nuovamente con la restaurazione del 1814.
Vigevano ha rilievo nel Risorgimento durante la prima guerra d’Indipendenza: il 22 marzo 1849 avviene alla Sforzesca una cruenta battaglia tra gli austro-ungarici e i vittoriosi piemontesi. Riveste inoltre un ruolo di notevole importanza nella lotta partigiana contro i nazifascisti dopo l’8 settembre 1943.1.2 Vigevano e la “città ideale” di Leonardo.
A partire dal 1486 circa, Ludovico il Moro concentra le proprie attenzioni sul borgo medievale di Vigevano, realizzandovi in tempi assai brevi un grandioso progetto urbanistico. L’intento del Moro è quello di trasformare il borgo fortificato e la campagna circostante in raffinata sede della corte sforzesca, secondo il mito umanistico e rinascimentale della “città ideale” il cui concetto era stato rielaborato per la prima volta a Milano dal Filarete con il progetto della città di Sforzinda. Per perseguire questo intento, si avvale dell’intervento dei più grandi artisti
attivi al tempo nella Lombardia sforzesca: Donato Bramante e Leonardo da Vinci. Il progetto, nel quale Ludovico intreccia grandi ambizioni, strategie di arricchimento e intenzioni celebrative, prevede la trasformazione dell’antico castello in raffinata residenza ducale, la connessione tra quest’ultima e lo spazio pubblico della piazza, nuovo cuore commerciale e rappresentativo della città.